CRONACHE DI RAAH

PROLOGO



Tratto dal Libro Primo dell'Abisso.

"...... Alla Luce dei Tempi, prima del Grande Risveglio, quando ancora nulla era stato formato ma tutto era stato pensato quando ancora il tempo non contava se stesso, apparvero invero i Quattro Grandi Demoni Maggiori. Il loro nomi erano ancora sconosciuti quando Essi crearono i loro Araldi. 13 era il loro numero e furono chiamati Guardiani... Vennero dotati di grandi poteri e mandati per i mondi a mietere anime per i loro padroni insaziabili.

Quando la Rivelazione fu compiuta, i Quattro Devoti furono scacciati e con essi venne l'esilio per i Guardiani, padroni dei Demoni Deliranti...

Uccidere un Guardiano è materia impossibile... Non si può uccidere ciò che è già morto....

E se mai questo dovesse accadere, tema chi ha compiuto tale gesto, poiché il loro padrone ne sarebbe subito informato e giungerebbe sul luogo del malfatto, distruggendo tutto quanto......."

Tratto dal Libro Primo dell'Abisso.

"..... E così, quando la Grande Luce arrivò, il Buio fu scacciato nel regno sepolto e dimenticato che prese il nome di Abisso, poiché la Luce rifiutò di entrarvi e proibì alle tenebre di uscire. Vi pose a guardia un Campione Eterno e lo chiamò Asdarath il Magnifico. 

Ma l'eternità è un tempo assai lungo e le tenebre trovarono un varco.... molti varchi...

E quando finalmente Asdarath capì, era troppo tardi. L'Abisso non era più intorno a lui, ma era dentro di lui ed Egli, infine, lo accolse, stanco di lottare contro fantasmi senza pensiero ne voce...

E Asdarath perse il suo nome ed il suo spirito... La sua anima si ruppe in quatto parti uguali nella diversità di un pensiero corrotto...

Così nacquero i Quattro. Frammenti ululanti nel buio assoluto delle tenebre. Il loro primo vagito fu udito da tutti gli universi ed ingoiato dal loro Signore e Padrone..."

Dal Libro Terzo delle Guerre del Multiverso.

".... Fu Il Senza Nome in persona, altrimenti noto come I' Espulso, ad aprire il primo squarcio nell'Ombrosa Apparenza del Divenire, nella realtà compromessa dell'Abisso...

Fu così che i primi Demoni del Delirio, guidati dall'Araldo della Pestilenza fecero il loro ingresso nel Multiverso...

[....]

.... La guerra venne naturale. Si sparse in tutti gli universi raggiunti dallo squarcio sempre più grande nell'oramai diafana Ombrosa Apparenza del Divenire...

Una lotta senza esclusione di colpi, combattuta con ogni mezzo. Furono creati artefatti magici di potere immenso, ed utilizzati da ambedue le fazioni, la Luce e le Tenebre, senza nessuno scrupolo.

Interi universi morirono nell'afflato di un alito di tempo, mentre il Perno scandiva, granello dopo granello, l'inesorabile avvicinarsi dell'ineluttabile finale.

Ma già tutto era scritto se non già rivelato agli occhi ciechi del Mastigar, la creatura custode dell'Unico Parhan di cui si conosca l'esatta ubicazione.

[....]

E così tutto era in Lei e tutto era dentro Lei... Ogni cosa poteva ora riprendere il suo corso e la Grande Clessidra, la Madre di tutte le Ere, Parca inesorabile seppur priva di ogni morale o sentimento, artefice del tutto in opposizione al nulla a patto che lo spazio non la lasci mai senza figli a cui accudire, poté cessare di scandire rossi minuscoli istanti di follia e tornare a dipanare le sue spire verso un leggero vento di rinnovata virtù...

[....]

Ma tutto questo non poteva essere tollerato.

Troppe voci lamentavano urlando, una situazione che non poteva essere sostenuta da alcun Comandante delle orribili legioni del Delirio o da alcun Condottiero delle Bianche creature....

E così, Guardiani furono messi a controllo dei potenti artefatti, sepolti nelle regioni Dannate dell'Abisso o tra lo stuolo immenso di Bianche creature che dimorano nei verdi campi Elisi....

Dal Libro Secondo delle Guerre del Multiverso.

[....]

I Parhan furono creati dalla feroce esplosione di migliaia di Occhi Piangenti.

Piegati ed assoggettati al terribile volere dell'Unico, quando ancora il Mondo, nelle sue infinite pieghe di sottili verità celate agli Occhi Piangenti, si trovava in un miscuglio di variegati sapori ed aromi in via di costruzione....

"Quanti ne potevo contare? Mille? Centomila? Milioni? Non saprei dire... Forse nella mia indotta cecità mi sono illuso di vedere al di la di questo misero universo.... "

[....]

Ma la lotta del Primo contro il Secondo non conobbe nessuna pietà o sosta. È così anche se lo scontro impari procedeva verso un destino obbligato, scritto e tramandato da migliaia di Attimi tramite le Empie Voci, araldi di una sorte maligna, il Primo volle negare al Secondo la possibilità di vedere...

E dei Parhan se ne perse il ricordo...

[....]

Quando la roccaforte di Wistahndrit cadde, il primo Universo fece la sua apparizione allo sguardo cieco del Secondo.

Questi mandò senza esitazione i suoi Araldi e nello spazio di un pensiero famelico, l'Universo fu divorato.

Ma la Sua fame non cessò, anzi, il terribile lamento di centinaia di milioni di forme di vita spezzate nel solo istante concesso alla paura, accrebbe il Suo desiderio, rendendolo ancora più potente....

Ma il Primo, non poté tollerare che un simile oltraggio fosse perpetrato, e così pose il Parhan a guardia di ogni Universo conosciuto dalla Sua infinita saggezza...

[....]

Ma una guardia può essere illusa, se si conoscono vie traverse....

È questa abilità era da sempre innata nella mente infinitamente subdola del Secondo...

È fu così che il Secondo ridivenne volontariamente cieco...

Dal libro del Divenire

[....]

"- ..... Come è stato possibile!!!! Tu!!! Avevi il compito di fermarli!!!! Ti ho dato i poteri per fermarli e mi tradisci in questo modo?? -

- Padrone... Padrone... Loro... -

- Loro cosa??? Erano nelle tue mani e te li sei fatti scappare!!! -

Dagli artigli dell'essere che troneggiava sulla minuscola figura, scaturirono alcuni lampi di luce che colpirono l'oggetto dell'ira dell'orrenda figura, che malignamente si muoveva senza sosta. Le immonde ali si allargavano e ritraevano quasi spasmodicamente sottolineando ogni parola pronunciata.

Grida di dolore si diffusero nell'aria maleodorante dell'orrida dimora dell'essere.

Alcuni segugi infernali accucciati agli angoli del grande salone, ringhiarono minacciosi.

- Te li sei fatti scappare anche quando erano destinati a morte certa per mano dei miei Goblin!!! Sono stanco e molto deluso dei tuoi servizi... -

Altri lampi di luce e nuove grida di dolore.

- Forse dovrei farti sbranare dai miei cuccioli...... Oppure lasciarti in balia di miei demoni...... Ma riflettendo, perché negarmi il piacere assolutamente inebriante di toglierti la carne pezzetto dopo pezzetto mentre mi supplichi e implori pietà....... -

- Ma padrone.... Il Miscredente li ha aiutati.... e nemmeno Voi siete riuscito a.... -

Le parole morirono nella gola dello schiavo mentre vampate di fuoco magico vi si introducevano, scagliate dalla figura che incombeva su di lui.

La piccola figura fu presto ridotta in un cumulo di cenere fumante.

- NON... OSARE... RIVOLGERTI... A ME... CON QUESTE PAROLE!! - il viso era stravolto dall'ira. -

- il Guardiano sconfitto.... Poi il Mastigar.... Cosa devo......... -

L'essere si sedette sul macabro trono, composto da centinaia di teschi posto al centro del salone. Un lampo malefico saettò negli orribili occhi da predatore.

- Ma certo... Posso........ -

L'essere schioccò le lunghe dita artigliate e pronunciò alcune parole in una strana e incomprensibile lingua e lentamente la cenere si ricompose sino e riformare il suo schiavo.

- Non é questo il momento di morire e certamente non così tranquillamente. Per questo ti restituisco la tua misera e alquanto inutile vita... -

- Sono qui per servirvi, mio amato padrone. Ordinate e sarà fatto! -

- Ti darò un'ultima possibilità. Bada a non sprecarla! O la morte che hai appena sperimentato non sarà nulla in confronto a quello che ti aspetta...-

- Non vi deluderò ancora mio Signore! -

- Va! Porta con te tutti quanti e recati al Bivio. Sai dove devi andare. Io non posso intervenire in quel luogo, almeno per il momento... Dopo il Rituale vedremo.... -

- Quante ne mancano ancora? -

- Poche mio Signore, poche ancora è tutto sarà pronto.... -

- Bene.... Li devi impegnare il più a lungo possibile... Ma se riuscirai ad ucciderli sarai ricompensato oltre ogni tua aspettativa.... Hai compreso quello che ti ho detto?

- Si mio Signore... Non temete. Non vi deluderò...... -

- Una volta raggiunto il Bivio aspetta il mio messaggero. Ti aiuterà nella battaglia......

E ora levati dalla mia vista!

[....]

Dal Libro dei Mutamenti

[....]

Era il Tutto ove vi era solo Nulla.

L'eco di altre realtà giungeva sopito nel cacofonico silenzio dello Spazio vuoto.

Nemmeno il Tempo aveva ancora rivolto il suo sguardo verso l'oscuro Nulla che aleggiava nella quiete della Creazione.

Eppure, tutto quanto era pronto.

La scintilla, che avrebbe innescato l'incendio, si stava preparando oramai da tempi non conteggiati e pertanto insondabili...

[....]

E l'Essere fu messo a guardia.

Dopo molti tentennamenti la creatura nacque, e poiché non era disgiunta dalla propria levatrice, divenne adulta in un batter di ciglia.

E la creatura iniziò a compiere i primi passi ma per soddisfare l'innata curiosità fece nascere il Primo Universo.

Dapprima furono l'estensione dello Spazio, e la creazione del Primo Tempo.

Poi vennero mondi diversi e ogni mondo portò con se nuova vita in forme e colori che mai si erano visti.

Ma tutto questo, ora, non bastava.

Il Primo Tempo non era più sufficiente a contenere i respiri vitali di ogni creatura vivente, e così la Creatura comprese che era giunto il momento di rendere magnifica la propria creazione.

Stillando il proprio prezioso sangue, generó nuovo Tempo e nuovo Spazio. Ma poiché essi provenivano da un'unica fonte, il collegamento che si creò fu indissolubile.

È poiché essi provenivano da un'unica fonte, nulla doveva contaminarli o Tutto, nell'attimo di un respiro, sarebbe ridiventato Nulla.

[....]

Infine, la Creatura si addormentò.

La creazione di nuovi Araldi, dediti alla custodia e rinnovo del Tutto, la resero tranquilla e, chiudendo ogni occhio del suo possente essere, decise che il tempo della veglia era terminato.

Iniziava ora il tempo dei mortali.

Dal libro del Divenire

[....]

Il Suo sguardo era di ghiaccio.

Il Suo corpo in fiamme.

Ma il rituale doveva essere completato, a qualunque costo.

A nulla valevano le urla disperate dei suoi nervi, della sua putrida carne delle sue marce ossa che insieme, in un coro dannato, chiedevano che finisse immediatamente quel terribile e impossibile supplizio.

Ma il rituale doveva essere completato, a qualunque costo.

[....]

La Morte non poteva raggiungerlo.

Nemmeno la Vita poteva sperare di abbracciarlo.

La Sua nascita era stata un costrizione malefica a innaturale.

La Sua, come quella dei suoi fratelli, era e sarebbe sempre stata, un'esistenza all'ombra del terrore e dell'agonia.

Ma il rituale doveva essere completato, a qualunque costo.

[....]

Il corpo o qualunque cosa fosse l'elemento materiale che circondava la Sua immonda e squarciata anima corrosa, si era disfatto così tante volte che un semplice numero non bastava a descriverle...

Di nuovo si trovava di fronte ad una possibilità.

Di nuovo poteva cogliere l'attimo fatidico.

Di nuovo poteva non essere più l'Unico manifestatosi al Multiverso.

Di nuovo qualcuno voleva impedire che tutto accadesse...

[....]

Ma non stavolta!

Era ad un passo dal glorificare il suo amato Signore e Padrone.

Ed Egli lo avrebbe ricoperto di potere!

Non poteva fallire!

[....]

La Sua mente, rinvigorita dallo splendido pensiero, vorticò ancora più velocemente, mentre il rituale di evocazione diventava sempre più potente e completo.

No. Non stavolta.

I Goblin erano degli inetti, piccole pustole verdastre ridicole.

Il Guardiano non era stato in grado di fermarli. Ma lui era stato creato per altri scopi...

Il Mastigar non era altro che un contenitore, non certo un combattente.

No.

Questa volta sarebbe stato diverso.

Questa volta....

Erano troppo sicuri di se... Si affidavano troppo alle loro misere capacità umane e mortali.

Il portatore di quella ridicola spada poi...

Bene... Molto bene.

[....]

L'ultima stilla del Suo essere fu ingoiata dalla sfera di pura energia malvagia che si era finalmente formata dinnanzi al Portale del Richiamo.

Fusa in quel malefico brodo primigenio, la Sua anima si disfece in milioni di piccoli rivoli venefici alla ricerca del predatore perfetto.

Il predatore perfetto....

Nessuna preda gli è mai sfuggita, nessun ostacolo può fermarlo, nessuna pietà lo può distrarre. Non sente fame né sete né stanchezza.

Non può essere comprato con oro o altre misere cose mortali. Il predatore è stato concepito all'alba dei tempi per un unico scopo.

Uccidere.

[....]

Tornò il silenzio in quel luogo infernale.

Rotto solamente dalle urla strazianti in lontananza di anime torturate per l'eternità.

Si era riappropriato del Suo corpo e davanti a Lui, nascosto da un empio fumo malsano, il portale si era richiuso.

Lentamente, mentre le spire si svolgevano ai suoi piedi artigliati, la sagoma di una terrificante e alquanto improbabile creatura si trovava ritta al Suo cospetto.

Dopo alcuni attimi aprì gli occhi.

"Comanda!"

"Tu sai cosa voglio! Compi il mio volere e sarai libero!"

Con un sogghigno maligno e terrificante il Santrahal svanì in un vortice di fumo nero.

Dal libro del Divenire

[....]

L'aria tutto intorno odorava di carne bruciata.

L'unico odore che nella sua limitata e alquanto nera coscienza poteva e voleva tollerare.

I fiori al suo passaggio annerivano accartocciandosi, mentre la temperatura dell'aria scendeva drasticamente, gelando i polmoni e fornendo terreno fertile alla dilagante paura che si insinuava tra le pieghe della mente di qualsiasi creatura che incrociasse il suo cammino.

Avanzava lentamente sulle poderose e lunghe braccia, incurante di ciò che distruggeva sul suo cammino....

[....]

"Essa non dovrà essere toccata da nessuna mano mortale! Mi avete capito bene?

Ucciderò personalmente chiunque oserà indietreggiare da questo luogo! Ne cancellerò persino il ricordo e maledirò la sua stirpe per dieci generazioni!

Ma...... Se questo non dovesse essere sufficiente, se il Bivio dovesse esser preso, uno di voi dovrà avvertirmi nel modo che vi ho insegnato! Tenete bene a mente ciò che vi ho detto!"

La creatura sedette pesantemente sullo scranno di pietra appositamente creato per lui dai suoi fidati seguaci.

I lineamenti, oramai scomparsi a favore di un viso orrendamente mutato, si distesero per un momento....

Non poteva fallire...

Il suo Padrone era stato alquanto...... esauriente.

Se i suoi fedeli avessero fallito, li avrebbe fermati lui!

Il suo piano era semplice nella sua efficacia... Se ne sarebbero accorti!

[....]

Il luogo in cui era stato mandato si stava oramai avvicinando.

Provava fame.

Una fame insaziabile.

E desiderio di uccidere.

Uccidere, sventrare, dilaniare e sbranare....

Dal libro del Divenire

[....]

L'aria tutto intorno a lui, come sempre, odorava di carne bruciata.

Finalmente era giunto nel luogo!

Poteva sentire l'odore del sangue sparso sul terreno...

La sua libertà era vicina.

Questo gli era stato promesso...

La sua fame aumentò ad un livello mai sperimentato prima.

Non aveva importanza di chi fosse, l'importante era mangiare.

Non aveva tempo per discutere stupidi ordini con l'Araldo!

La fame da saziare era il suo unico pensiero...

Mangiare... Mangiare... Mangiare... Mangiare...

Mangiare... Mangiare... Mangiare...

Mangiare... Mangiare...

Mangiare...

FAME!

Santrahal il Re dei Ghoul, infine, era giunto...




Capitolo UNO


Le parti in gioco



"Gondrand, mio fidato amico e mio consigliere, com'è la situazione?"

L'anziano sacerdote guerriero, corrucciò il volto segnato dalle intemperie e dalla preoccupazione.

"Sire. Sapete benissimo che non vi ho mai mentito e anche se alle volte le mie parole non si sono rivolte a voi come conviene rivolgersi ad un re ma ad un amico, ora vorrei che la mia voce potesse celare la realtà..."

Il fiero volto dell'anziano reggente si rabbuiò.

"É così grave?"

"Le mura della città hanno retto. Abbiamo perso circa duecento bravi soldati e un centinaio sono stati portati nelle sale dei curatori... ho fatto presidiare le mura al resto dei nostri soldati. Ma non sono sufficienti per sostenere un nuovo attacco. La cavalleria é allo stremo e non può essere utilizzata per un attacco alle linee del nemico. Abbiamo perso due arcimaghi... trafitti da una magia troppo potente perché potessi contenerla... L'attacco magico ha colpito parecchi quartieri alti e inferto danni terribili uccidendo almeno un migliaio di civili... Maktar non reggerà un altro attacco come quello appena subito... Ho la speranza che l'attacco abbia consumato molte energie anche al nemico che ci sta assediando... hanno dovuto utilizzare parecchia magia per lanciare tutte quelle palle di fuoco. Anche se devo ammettere che recuperano molto velocemente. I nostri maghi sono stremati. Non potranno assumere altre pozioni di energia magica senza rischiare la morte..."

Redant Galduin della casata dei Galduin, regnante sul popolo delle regioni centrali delle terre di Raah, si sedette pesantemente sul trono.

Una pianta della città dispiegata sull'imponente tavolo in legno di quercia massiccio finemente intagliato e posto accanto al trono nella sala del consiglio, era ricoperta di segnalini rossi, nei punti dove la devastazione del nemico aveva colpito la città di Maktar, capitale delle terre di Anor-Raah.

"Non credevo che questa città potesse cadere..." le parole uscirono pesantemente dalla bocca del sovrano, la voce sopraffatta dal dolore.

"Sire... Redant... Maktar non é ancora caduta! So che la situazione é disperata, ma possiamo ancora resistere... faremo ritirare i civili nella parte nord, qui, qui e qui!" Disse Gondrand indicando alcune zone sulla mappa della città.

"Dovremo arruolare ogni singolo uomo o ragazzo che sia in grado di reggere un'arma. Li disporremo sulle mura e metteremo i soldati a difesa delle vie di accesso alla città!", qui e qui!" Gondrand alzò lo sguardo dalla mappa cercando l'approvazione del sovrano.

Ma lo sguardo di re Galduin non stava seguendo i piani descritti dal suo fidato amico. Sembrava perdersi nella imperscrutabile danza di alcuni granelli di polvere illuminati da un raggio di sole pomeridiano che filtrava dall'ampia vetrata del palazzo reale.

Gondand mise una mano sulla spalla del monarca, che pare destarsi.

"Gondrand, hai notizie di Faorn? Sono giunti i suoi messaggeri? Sono riusciti nell'impresa? Il passaggio é chiuso? É inutile cercare di resistere! Perdiamo solamente uomini valorosi. Il nemico che ci assedia ha risorse che vanno oltre ogni nostra immaginazione! Sai benissimo che se il passaggio non viene sigillato nuovamente, Maktar sarà solamente l'inizio!".

"Un corvo messaggero é giunto questa mattina. Purtroppo le notizie non sono incoraggianti... la compagnia di avventurieri pare sia giunta nella città di Tel.

Ha assistito ad un concerto e pare che dopo aver ottenuto delle informazioni, sia in viaggio verso il lago Dorato…"

"Queste sembrano buone notizie, amico mio!"

"All'apparenza si… ma la via che hanno intrapreso li porterà ad attraversare il Labirinto…"

"Questa é una cattiva notizia! Dobbiamo intervenire!" Se come credi, arrivati al Santuario della Luce incontreranno il nemico, dobbiamo avvertirli e mandare loro dei rinforzi! Da soli non potranno nulla!"

"È vero, mio sire. Ma non abbiamo forze da poter distaccare in loro aiuto"

"Già… Una triste verità… Il nemico impegna ogni singolo uomo o ragazzo in grado di maneggiare un'arma, e nonostante questo non otteniamo nulla. I caduti in battaglia si rialzano e ci si rivoltano contro animati da entità provenienti dal cielo… i loro occhi bianchi e vuoti mi rincorrono nelle notti agitate…"

"Sire…"

"Gondrand, mio buon amico e fidato consigliere, credo che non sia rimasto altro oramai… dobbiamo accettare…"

"Non sono d'accordo! Sapete benissimo i rischi a cui andiamo incontro nell'accettare una simile alleanza! Ne abbiamo discusso per giorni… non possiamo…"

"E cosa credi che ci rimanga?? Conosco benissimo i rischi ma sono stanco Gondrand, stanco di vedere persone morire nei modi più atroci, stanco di mandare a morire ragazzi che non dovrebbero pensare altro che a divertirsi! Vedo la paura negli occhi dei miei soldati quando ordino loro di uscire e combattere! Questo non é mai accaduto nei molti anni che siedo su questo trono! Non voglio, non posso più permetterlo! Quindi credimi quando ti dico che questa guerra non la potremo mai vincere senza un aiuto di pari potenza del nemico che ci fronteggia! E poi non è forse vero che il nemico del mio nemico é mio amico?"

"Si, se l'aiuto che ci viene offerto provenisse dal popolo elfico o dal popolo nanico, financo i Troll sarebbero un aiuto bene accetto… ma Guton…"

"Il portatore del Male per eccellenza conto i cosiddetti portatori del Bene? Si! Che si scannino a vicenda! È rischioso lo so e forse oltremodo azzardato, ma che altro ci resta da fare se non soccombere?"

"E sia, Sire. Se questo è il vostro volere, non aggiungerò altro"

"Gondrand, sai che non imporrei mai nulla a nessuno e men che meno a te mio grande amico, ma non vedo più altra strada… hai visto come i Nani ci hanno voltato la faccia quando abbiamo chiesto loro aiuto! E gli Elfi? Cosa ci ha risposto Ragarosh? Non è affar nostro! Arrangiatevi! Con belle parole certo, ma il succo è questo. Siamo soli a fronteggiare questo nemico! Quindi si, Gondrand. Apri il portale. Andrò io solo da Guton ed accetterò il suo aiuto"

"Sapete benissimo che non vi lascerò mai andare da solo Redant. Non fate quella faccia! Io verrò con voi o non se ne fa niente!"

"Sei sempre stato un testardo, amico mio. Vorrei dirti che andrò solo, ma in cuor mio non vorrei nessun altro al mio fianco!"

"Ne io permetterei che aveste al vostro fianco chiunque io non ritenga un valido aiuto!"

"Grazie, amico mio"

Il monarca si sedette nuovamente sul magnifico trono di legno di quercia finemente intarsiato ed impreziosito da rifiniture in oro ed argento.

Il suo sguardo tornò per un momento a giocare con i granelli di polvere illuminati dal sole al tramonto.

"Prepara il portale per stanotte. Sarà una notte senza luna. Ideale per il rito"

"Si, sire. Sarà tutto pronto!"

Con un piccolo inchino, il consigliere del sovrano delle regioni centrali chiamate Anor-Raah, si accomiatò e a lunghi passi si diresse alla pesante porta del salone ed uscì.

L'eco dei passi si smorzò lentamente e l'ampio salone tornò ad essere silenzioso.

Al monarca pareva possibile udire i granelli di polvere che posandosi, producevano un piccolo rumore frusciante.

Impossibile, si disse, ma il pensiero gli permetteva di evadere con la mente dai lunghi giorni passati ad elaborare piani disperati e a contare vittime di un'assurda guerra di cui non capiva le ragioni.

Tutto si tinse di rosso per effetto degli ultimi raggi morenti del sole e guardando la mappa dispiegata sul grande tavolo, sembrava che un fiume di sangue ricoprisse ogni luogo.

Con il cuore stretto in una dolorosa morsa di disperazione, sire Galduin si alzò e si diresse nelle sue stanze per prepararsi all'imminente confronto che l'attendeva.

.

.

.

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Bussarono alla porta.

Riconobbe subito dalla battuta forte e rapida, chi fosse.

"Entra pure, Gondrand!"

La porta scivolò silenziosamente sui grandi cardini ben oliati.

Il suo amico nonché consigliere entrò in silenzio.

Sire Galduin notò che l'amico si era preparato non certo per un normale incontro di stato, ma era armato di tutto punto con la logora, ma lucida, armatura magica ben stretta sotto al lungo mantello nero.

"Sire, è ora!"

Le parole furono pronunciate con decisione e voce ferma.

Una delle caratteristiche che più piacevano al monarca dell'amico, erano la sua determinazione e ferrea volontà. Si poteva discutere anche animatamente per intere giornate, ma quando una decisione era presa, anche se contraria a quanto sostenuto, il suo fido consigliere era pronto a seguire quanto deciso.

Non l'aveva mai visto tirarsi indietro una sola volta.

"Si, amico mio. L'ora è giunta. Andiamo"

Si alzò e si allacciò la possente spada al fianco.

"Fate bene a portare Salbar, la sua potenza potrebbe esserci molto utile!"

"Si, potrebbe. Ma non ho intenzione di usarla, se possibile. Se l'incontro dovesse prendere una piega a noi sfavorevole, cercheremo di andarcene senza provocare scompiglio. Non voglio un secondo nemico da fronteggiare. Quello che già abbiamo, è più che sufficiente!"

"Parole sagge. Tuttavia…"

Gondrand sollevò il mantello e fece capolino l'elsa intarsiata di antiche e sconosciute rune di Occras, l'antica lama proveniente dalle terre natie del consigliere.

Il re inarcò un sopracciglio alla vista della spada.

"Pare che tu riponga poche speranze in un esito positivo della nostra ambasciata"

"Farò di tutto per assicurare un confronto pacifico, ma non potete pretendere che entri nella tana del lupo disarmato!"

"Non te lo chiederei mai, Gondrand " disse il sovrano gettandosi sulle spalle il mantello e sorridendo per la prima volta da molto tempo.

"Andiamo. Sono pronto!"

Uscirono, prontamente le guardie ai lati della porta scattarono sull'attenti.

Il monarca rivolse loro un cenno e seguito dall'amico, si incamminò nei corridoi del palazzo reale.

Il tragitto era relativamente breve ed era allietato da arazzi raffiguranti scene di caccia o combattimenti, intervallati da ritratti di nobili che si erano avvicendati a palazzo nel corso degli anni.

Giunsero infine ad una grande scalinata che scendeva avvolgendosi su se stessa.

Iniziarono la discesa in silenzio.

Molti scalini dopo giunsero innanzi ad una porta in legno di color nero come la notte. Il re vi si avvicinò e posò una mano su di essa. Un grande occhio rosso apparve.

"CHI VUOLE PASSARE?" Chiese una voce proveniente dalla porta stessa.

"IO, SIRE REDANT GALGUIN DELLA CASATA DEI GALDUIN, REGGENTE DEL POPOLO UMANO DI ANOR RAAH!"

"CHE VOI SIATE SIRE O CONTADINO, DITE LA PAROLA O VOLGETE ALTROVE I VOSTRI PASSI!"

"RADAM OREN NI DENER!"

Lentamente e cigolando, la porta si aprì.

I due compagni varcarono la soglia e la porte si richiuse rumorosamente alle loro spalle.

La sala nella quale si trovavano era fortemente illuminata da molte fiaccole che con il loro fumo avevano annerito parzialmente l'alto soffitto.

Ma la fonte di luce più importante che rischiarava vividamente il sobrio arredamento e le cinque figure incappucciate che si trovavo ai vertici di un pentacolo disegnato sul pavimento, proveniva da un grande portale al centro del pentacolo stesso.

Vortici di colori che mutavano continuamente in complesse figure geometriche, catturavano lo sguardo imprigionandolo in un illusione mortale.

Questa forse, era la ragione per la quale le cinque figure erano prive di occhi.

Una lugubre cantilena proveniva da esse e dalle loro mani, scaturivano canali di energia magica che alimentavano il portale stesso.

"Gondrand, il portale è stabile?"

"Si, sire"

"Allora non perdiamo altro tempo. Non voglio che consumino più energia magica del necessario"

Ciò detto, si incamminò verso il portale seguito dal consigliere.

Arrivato in prossimità di quest'ultimo, pronunciò la parola che avrebbe permesso il passaggio verso l'esatta destinazione.

"Guton!"

Sentì Gondrand fare lo stesso.

Allungò una mano e toccò la superficie del portale.

Subito il mondo intorno a lui perse consistenza e si sentì strappare dalla realtà che lo circondava.

Si sentì annullare, schiacciare e dilaniare.

Poi lentamente la sensazione svanì e senti il suo corpo riprendere consistenza.

.

.

Aprì gli occhi.

Oscurità.

Null'altro che oscurità.

Sapeva di non trovarsi nell'Abisso. Era stato chiaro con il messaggero di Guton. Se ci fosse stato un incontro, non sarebbe stato ne sulla terra ne tantomeno nell'Abisso.

Ci voleva un terreno neutrale.

Cosa di meglio del Calvario o Mogros come veniva chiamata quella zona, a metà strada fra il Sovraluogo da cui provenivano le creature alate che li avevano aggrediti e che volevano l'estinzione dell'umanità e di tutte le altre razze e l'Abisso, luogo di sofferenza eterna per tutti coloro che si erano macchiati dei peccati più atroci, giudicati insanabili da Dewa stesso.

Il Calvario, dove le anime espiavano le loro colpe prima di essere ammesse al Sovraluogo e riposare per l'eternità nella luce di Dewa..

Sentì un sorriso amaro velargli le labbra.

Mosse alcuni passi incerti in quanto non era visibile un terreno sul quale posare i piedi.

Tutto era oscurità.

Sentì accanto a lui l'amico Gondrand e rincuorato si guardò intorno.

Udì, prima di vedere.

Un ringhio, un rumore di zoccoli in corsa, un ruggito di gioia tale da far gelare il sangue nelle vene. La mano corse all'elsa della spada. Trasse un respiro profondo e cercò di calmare il battito del suo cuore.

"MA GUARDA! REDANT GALDUIN E IL SUO TIRAPIEDI… SALVE GONDRAND…"

Poi l'oscurità si dissipò come nebbia spazzata da un vento impetuoso e dinnanzi a lui comparve il volto terribile di Guton.

Sorrideva compiaciuto, mostrando le lunghe zanne sporche di quello che sembrava sangue rappreso.

"GUTON IN PERSONA! Quale onore…" disse Gondrand con evidente sarcasmo.

Re Galduin lo fulminò con lo sguardo.

La risata del demone li colse di sorpresa.

"AH, AH, AH!! ABBIAMO UN TOPOLINO SPIRITOSO!"

Poi gli occhi mandarono lampi e divennero fiamme sul volto del demone, la voce tuonò duramente.

"NON SONO VENUTO QUI PER PERDERE TEMPO! NE TANTOMENO PER ASCOLTARE IL SARCASMO DI UN TUO SOTTOPOSTO, RE GALDUIN!"

"Hai ragione Guton. Nessuno di noi è qui per perdere tempo né tantomeno per prendersi gioco dell'altro! Sai benissimo perché siamo qui. Abbiamo un nemico comune e vengo a proporti un accordo!"

Gli occhi del demone tornarono normali braci fiammeggianti e Galduin vide la mano del compagno, lasciare l'elsa della spada.

"REDANT GALDUIN VUOLE UN ACCORDO! Mmmmmmm… "SENTIAMO! COSA PROPONE IL GRANDE RE?"

"Aiutaci a sconfiggere gli Anahera, il tuo più grande nemico! Aiutaci a ricacciare da dove sono venuti gli Angeli e a chiudere il portale che permette loro il passaggio nel nostro mondo! Sigilliamolo e facciamo in modo che non possano più tornare! Insieme possiamo farcela!"

" E COSA TI FA PENSARE CHE NON RIESCA A LIBERARMI DI ESSI ANCHE DA SOLO, MA CHE ABBIA BISOGNO DELL'AIUTO DI CREATURE DI TENERA CARNE? LIBRI DI SANGUE CHE SI SPEZZANO SOLAMENTE A GUARDARLI?"

"E perché non ci sei ancora riuscito allora?", chiese Gondrand sorridendo?

Gli occhi del demone lampeggiarono per un istante fissando il consigliere, poi tornarono a concentrarsi sul sovrano che gli stava dinnanzi.

"E' vero che siamo fragili, ma in quanto a spezzarci, non è così semplice come pensi… E tu ne sai qualcosa, non è vero?"

Guton lanciò un ruggito di rabbia. La mano di Gondrand corse all'elsa della spada.

"Ma non sono qui a rinvangare il passato, a tessere lodi o a denigrare! Sono qui per proporre un'alleanza! Breve o duratura spetta solamente a noi deciderlo, ma sicuramente insieme siamo più forti che separati! Unisciti a noi e blocchiamo gli Anahera una volta per tutte!"

Un feroce ghigno apparve sul volto del demone.

"SONO MOLTO PROPENSO AD AIUTARTI, RE DEGLI UOMINI, MA COSA OFFI IN CAMBIO DEL SANGUE DEI MIEI FIGLI?"

"Che cosa chiedi?" Rispose il monarca. "Non penso di avere qualcosa che ti possa ripagare dei tuoi sforzi, ma se la richiesta è ragionevole, la onorerò!"

"RAGIONEVOLE? OH SI, SO ESSERE MOLTO RAGIONEVOLE! CHIEDO SOLO CHE TU DISTRUGGA IL CUORE DEL SANTO! SAI A COSA MI RIFERISCO! CON QUESTO PUGNALE! OPPURE CON UNO DEI TUOI, NON HA IMPORTANZA!"

"Sire, Vi supplico! Non possiamo accettare! Distruggere una reliquia così importante! Attingiamo forza da essa per combattere gli Angeli! Se la distruggiamo, chi ci darà la forza per resistere?"

Il demone rivolse uno sguardo carico di odio verso il consigliere reale.

"NON PREOCCUPATEVI! NON CHIEDO CHE SIA DISTRUTTA SUBITO MA SOLAMENTE DOPO LA SCONFITTA DELL'ODIATO NEMICO E LA CHIUSURA DEL PORTALE! IN FONDO NON CHIEDO MOLTO. AVETE MOLTE ALTRE RELIQUIE CONSERVATE NELLE VOSTRE CHIESE!"

"Sire… No… Essa ci protegge anche dalle schiere del malvagio! Non possiam..."

"DECIDI SIGNORE DEGLI UOMINI! SE VUOI I MIEI FIGLI AL TUO FIANCO, L'UNICA CONDIZIONE POSTA E' LA DISTRUZIONE DEL CUORE DEL SANTO!"

Poi Guton allargò le possenti braccia e una luce rossastra spazzò le tenebre.

"QUESTO E' QUELLO CHE TI OFFRO, RE DEGLI UOMINI!!"

Il bagliore rossastro illuminò un roboante e disordinato esercito di creature che parevano uscite dagli incubi più terrificanti di un bambino.

Decine di migliaia di esseri dall'orrido aspetto e nere come la notte, si agitavano irrequieti alle spalle del loro padre pronte a dilaniare e sventrare ad un suo comando.

Galduin ne fu impressionato! Nemmeno le schiere angeliche potevano vantare un numero così grande di combattenti.

"Guton, quello che chiedi è un prezzo molto alto…"

"QUANTE ALTRE VITE UMANE SEI DISPOSTO A PERDERE ANCORA? MA SE RITIENI CHE L'ACCORDO NON SIA EQUO, ALLORA SEI LIBERO DI RIFIUTARE E TORNARE A COMBATTERE DA SOLO. IO ASPETTERO' E DANZERO' SULLA TUA TOMBA E SULLE TOMBE DEGLI UOMINI CHE VOLEVI PROTEGGERE!"

Abbassò le braccia e l'oscurità tornò a regnare.

Poi, con un mezzo inchino, iniziò ad arretrare nell'ombra.

"ASPETTA!"

Guton si fermò. Gli occhi stretti in due piccole fessure fiammeggianti.

"Non posso perdere altre vite... ACCETTO IL TUO ACCORDO, GUTON! Unisciti a noi nella battaglia contro gli Anahera, ed io rispetterò i termini del nostro accordo! Ma solamente quando tutto sarà finito ed il portale sigillato per sempre!"

"HAI LA MIA PAROLA, UMANO! VEDI DI MANTENERE LA TUA, O DOPO GLI ANGELI, TI POSSO ASSICURARE CHE SARANNO I DEMONI A STERMINARE LA TUA RAZZA!"

"Abbiamo un accordo, Guton!" Ribadì Re Galduin.

"Vedi di non tradirci!"

"TRADIRE? NON CONOSCO IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA TRADIMENTO!!"

Con una risata che fece accapponare il sangue nelle vene dei due uomini, Guton sparì nell'oscurità che tornò sovrana.

"E' questo che mi preoccupa, sire" disse Gondrand posando una mano sulla spalla dell'amico.

.

.

.

L'alba di un nuovo giorno era oramai trascorsa da tempo, ed il sole era quasi arrivato al suo apogeo quando sire Galduin si affaccio al grande balcone della casa reale.

Lo sguardo poteva spingersi ben oltre le alte fortificazioni della città e dopo aver indugiato sulle pianure che lasciavano il posto alle dune di sabbia del caldo deserto, poteva soffermarsi sulle alte cime delle montagne che facevano da contrafforte alla città di Sbiba.

Nelle giornate più terse, la vista di un Elfo poteva arrivare a scorgere la città stessa.

Ma non erano queste cose ad attirare lo sguardo del sovrano.

Il grande campo di battaglia che si estendeva appena oltre le mura, la devastazione delle mura stesse e di molte case e luoghi un tempo ameni e cari al sovrano, erano oggetto della sua osservazione attenta.

Sul campo di battaglia, alcuni portantini erano ancora impegnati ad ammonticchiare i resti della battaglia del giorno prima.

Avevano retto, ma per quanto?

Aveva fatto la cosa giusta, stringendo un'alleanza con un antico nemico, per fermarne uno nuovo?

E quando ci sarebbe stato un nuovo attacco, come sarebbe intervenuto Guton?

Come avrebbero reagito i suoi uomini?

Troppe domande per una mente provata e stanca.

Sentì dei passi alle sue spalle e lentamente si voltò.

Tutti i suoi comandanti in capo del suo esercito, il suo consigliere ed Arianne, l'Arcimago capo dell'ordine della Fiamma Sulfurea incaricato delle difese magiche della città, erano di fronte a lui in attesa di udienza.

Chinarono il capo in segno di rispetto.

"Amici miei!" la voce del Sovrano tradiva stanchezza ed apprensione.

"Vi prego, seguitemi al tavolo tattico. Ho bisogno di un aggiornamento sulla situazione".

Silenziosamente il gruppo raggiunse l'ampio e massiccio tavolo al centro del vasto salone sul quale si trovava la mappa della regione di Anor-Raah ed una mappa della città di Maktar.

Molti segnalini rossi spiccavano sul biancore delle pergamene.

Si sedette sul grande trono e invitò i suoi ospiti a sedersi sugli alti scranni appositamente disposti intorno al tavolo.

Lentamente li squadrò ad uno ad uno.

Alla sua sinistra si trovava l'Arcimago Arianne Derinas, un elfo dalla grande abilità magica e dai ben noti poteri. Si trovava a capo del maggiore ordine di maghi della città ed era stato incaricato dal monarca di occuparsi delle difese magiche di essa. Sino a pochi mesi prima, il titolo era di fatto solamente un riconoscimento onorifico e di nessun peso nell'amministrazione bellica delle forze del monarca, ma da quando gli Anahera si erano manifestati, la sua abilità si era dimostrata indispensabile. In più di un'occasione aveva difeso con successo la città e dimostrato il suo coraggio e dedizione al Sovrano. Galduin si fidava del suo giudizio.

Di fianco sedeva il comandante della fanteria e dei lanceri, l'indomito Balas Norg, un umano avanti negli anni, ma ancora senza rivali in battaglia. La sua spada aveva trafitto più di un Anahera in battaglia e le cicatrici che portava sul corpo e sull'affilato viso erano la dimostrazione più evidente del suo valore. Instancabile alla guida delle sue truppe, era sempre fonte di ispirazione e coraggio per i suoi soldati. Galduin sapeva che non avrebbe trovato comandante migliore per i suoi valorosi fanti.

Ma non da meno era il comandante alla sua sinistra che stava fissando intensamente la mappa, cercando strategie che portassero ad una vittoria. Il giovane Demos Traar era stato scelto personalmente dal sovrano per guidare la cavalleria del suo esercito, dopo averlo visto in azione. Galduin era un eccezionale cavaliere, ma aveva riconosciuto in Traar un talento innato per la cavalleria e nonostante la sua giovane età e la contrarietà di molti consiglieri, lo aveva posto con convinzione alla guida delle sue truppe a cavallo. Ed i fatti avevano dimostrato la sua lungimiranza. In più di un'occasione aveva risollevato le sorti di battaglie che parevano perdute, mettendo a rischio la sua stessa vita.

Spostò lo sguardo alla sedia successiva, sapendo che l'occupante non era chi avrebbe dovuto sedersi in quel posto. Il comandante Carmer Dus era caduto nell'ultimo assalto alle mura cittadine. Quattro posseduti erano riusciti a superare le difese e stavano per lanciarsi su un nutrito gruppo di civili addetti al rifornimento. Non avrebbero avuto scampo se il comandante, senza esitare, non si fosse intromesso bloccando gli assalitori. Carmer era un abile spadaccino e ne uccise tre mentre il quarto, vigliaccamente, lo trafisse al collo prendendolo alle spalle prima che la guardia cittadina riuscisse ad intervenire eliminando la minaccia.

Fu un grande dolore apprendere della sua morte. Stimato e conosciuto in tutta la città per la sua bontà d'animo, Galduin aveva ordinato che la salma fosse tumulata nel cimitero reale con tutti gli onori.

Ridestandosi dai suoi ricordi si ritrovò a fissare il volto scialbo e dallo sguardo schivo del secondo in carica, il luogotenente Liamar Sall nipote del suo più acerrimo nemico, il Consigliere della Giustizia Preren Sall, da sempre alla ricerca di un motivo per destituire Galduin e prendere il suo posto.

Era consapevole che il luogotenente avrebbe fatto di tutto per ostacolarlo e metterlo in cattiva luce con i comandanti e soprattutto con l'aristocrazia della città. Non appena la riunione si fosse conclusa, il nipote sarebbe corso a riferire ogni parola pronunciata allo zio ricevendo indicazioni su come meglio svolgere il suo compito di complottista, ma Liamar Sall era subentrato di diritto al controllo e gestione dell'apparato di approvvigionamento e logistica dell'esercito del sovrano e la sedia sulla quale sedeva, per quanto difficile fosse ammetterlo, era sua di diritto.

Scacciò i pensieri che quella consapevolezza portava con se.

Aveva questioni ben più importanti da risolvere.

Seduto accanto al luogotenente si trovava un elfo alto e longilineo, avvolto strettamente in un mantello verde. Si trattava di Silan Sares, il comandante in capo degli arcieri e balestrieri del suo esercito.

Silenzioso e di poche parole, Sares era sempre fonte di ottimi consigli e per questo tenuto in gran considerazione dal sovrano. Come gli altri comandanti, anch'egli aveva dimostrato il suo valore in battaglia e Galduin riponeva fiducia assoluta nell'elfo.

Accanto a Sares, un nano si agitava continuamente sulla sedia fremendo d'impazienza. L'ombra di un sorriso apparve sul volto del sovrano constatando che il comandante Grobor Mandacciaio era come sempre pronto ad adirarsi con il nemico e a discutere piani, alle volte più che fantasiosi, per decimare le schiere avversarie. Era a capo delle truppe meno considerate dagli altri comandanti, ma non da Galduin. Il monarca riteneva vitale mantenere alcuni battaglioni di genieri e soprattutto un battaglione di esploratori. Mai come in questa guerra si erano rivelati decisivi e più volte avevano evitato una disfatta totale.

Certamente l'esuberante carattere del nano andava a volte tenuto a freno ma alcune sue intuizioni erano state fondamentali e Galduin non voleva rinunciare ad esse.

Di carattere totalmente opposto era il troll che si trovava alla sinistra del nano. Il comandante Kratek Roost guidava la guardia scelta cittadina e le truppe speciali addestrate per difendere la città da qualunque tipo di minaccia. Freddo, distaccato ed impassibile, osservava gli altri comandanti attendendo che il sovrano lo interpellasse.

Si era guadagnato il posto di comandante in seguito all'attacco, da parte di un grande drago Ardente, di alcune fattorie vicine alla città. Aveva seminato morte e distruzione minacciando di scagliarsi su Maktar. Il troll, all'epoca giovane guardia di pattuglia esterna, aveva attirato il drago lontano dalla città affrontandolo da solo in campo aperto. Molte ballate narrano l'accaduto, ma nessuno sa come siano andate veramente le cose. La testa del drago fu riportata dal troll il giorno seguente e le ferite sul suo corpo sotto alle vesti lacere, indicavano che il combattimento non fosse stato affatto semplice.

Kratek depositò ai piedi del monarca il trofeo che ora campeggia all'ingresso est della città, e chiese di potersi recare in infermeria per curare le ferite riportate, assicurando che il giorno successivo si sarebbe presentato regolarmente al servizio di sorveglianza.

Galduin insistette che il troll si riposasse per alcuni giorni, in modo da riprendersi totalmente, ma il giorno successivo egli si presentò al servizio come promesso.

La convinzione della correttezza della decisione presa di promuovere Kratek a comandante, si era rafforzata nel corso degli anni e dimostrata più che valida durante gli attacchi degli Anahera.

Spostò nuovamente lo sguardo e incontrò gli occhi del fidato consigliere reale, nonché amico di lunga data.

Gondrand di Elwer lo stava osservando ed era in attesa di un suo cenno per dare inizio alla riunione.

Il sovrano fece un piccolo movimento con la testa ed il consigliere si alzò in piedi.

"Comandanti! Per volere del nostro Sovrano, ci troviamo qui per mettere a punto un nuovo piano per la difesa della città e la sconfitta dell'esercito che ci assedia. Le…"

"Come possiamo discutere della sconfitta degli assalitori, quando essi stavano per distruggere la città non più tardi di due giorni fa? Non abbiamo truppe sufficienti per reggere un nuovo scontro, figuriamoci attaccare un nemico così potente! Abbiamo bisogno di un accordo!". La voce stentorea del comandante Sall era salita di tono durante il suo discorso mentre le guance si arrossavano ed il respiro si faceva roco.

"Ma che sta dicendo questo smidollato?" intervenne furibondo il comandante Grobor.

"Arrenderci? Ma siamo impazziti! Abbiamo ancora carte da giocare! La città non cadrà così facilmente! Possiamo rinforzare le mura in questi punti di cedimento" disse indicando alcune zone sulla mappa cittadina.

"Sire, i miei uomini possono lavorare giorno e notte e in meno di due… al massimo tre giorni, riusciremo a rinforzare le mura!"

"E se quei maledetti angeli decidessero di attaccare prima che i rinforzi siano terminati? Chi proteggerà i civili? Il nostro re non vorrà certo che il popolo paghi per un errore di giudizio! Occorre negoziare!"

"Negoziare? Come possiamo solo pensare di poter negoziare con un siffatto nemico!!" Il comandante Balas si erse in tutta la sua statura. La voce simile ad un ruggito.

"Lei non si rende conto di chi abbiamo di fronte! Questi esseri non si fermano davanti a niente! Non vogliono negoziare! Vogliono sterminarci tutti, fino all'ultima donna e bambino!! Ma perché dobbiamo stare a sentire delle parole senza senso uscire dalla bocca di un burocrate che non ha mai tenuto in mano una spada, invece di formulare un preciso piano per contrattaccare? Abbiamo ancora più di mille uomini pronti a gettarsi nella mischia ad un suo comando, Sire! Demos, quanti cavalieri hai disponibili? Cinquecento? Mille uomini?"

"Sono rimasi meno di quattrocento cavalieri…"

"Beh… quattrocento basteranno! Sire, se gli esploratori ci daranno le posizioni esatte del nemico, i maghi scaricheranno tutta la loro magia sulle loro teste! Poi sarà la volta degli arcieri riempirli di frecce! A quel punto i fanti si lanceranno all'attacco in formazione a cuneo, proteggendo la cavalleria che al giusto momento irromperà tra le fila di quei maledetti angeli, sterminandoli! Questo darà tempo ai genieri di riparare le mura e ci porterà in vantaggio!".

"Al prezzo di quanti uomini, Balas?" ora la voce del luogotenente Sall pareva essersi ripresa.

"Quanti uomini ancora dovranno morire e risorgere nelle fila del nemico? Non avrò mai tenuto una spada in mano o combattuto all'ultimo sangue, ma i conti li so fare molto bene! Quanti uomini abbiamo perduto sino ad oggi? Mille? Duemila? O più? Senza contare i civili caduti che non siamo riusciti a proteggere! Non vedete che è tutto inutile? Più gente muore, e più si rinforza il nemico! Dobbiamo trattare con loro! Il nostro sire troverà un'argomentazione che farà breccia in quegli esseri!".

"Ma ascolti quello che dici, Sall?" esplose Grobor. "Il tuo è solo un piagnucolio isterico! Continua ad occuparti dei tuoi numeri e a far di conto e lascia la guerra a chi se ne intende! Appoggio in pieno il piano del comandante Balas, Sire!" e ciò detto di rimise pesantemente a sedere.

"Se posso intervenire, Sire…" disse il comandante Traar. "Il piano del comandante Norg è un po azzardato e non privo di pericoli, ma convengo con lui che non possiamo stare ad aspettare che il nostro nemico si riorganizzi. Dobbiamo attaccare per primi cercando di colpire il più duramente possibile!".

"Concordo anch'io con l'idea di contrattaccare, Sire" la voce calma dell'arcimago attirò l'attenzione dei presenti.

"Ma i maghi non potranno aiutare l'esercito, almeno per due o tre giorni. L'ultimo assalto del nemico ci ha stremati più di quanto vogliamo ammettere… La perdita di nostri due compagni… due miei amici, ha indebolito oltremodo la confraternita, perlomeno nel morale. Abbiamo bisogno di una vittoria per ridare fiducia ai nostri uomini! Combattiamo da settimane e non siamo riusciti ad impedire devastazione e morte dentro la mura stesse della città! Ci serve tempo. Tempo per riorganizzare le truppe, tempo per ricostruire le difese, tempo per recuperare le energie… Ma non ne abbiamo".

Liamar Sall annuiva energicamente.

"Ma non per questo dobbiamo ricercare un accordo con un nemico così ostile. Luogotenente Sall, la sua proposta di trattare con il nemico, non sarà mai appoggiata dalla mia confraternita e credo che sia un inutile argomento di discussione!"

"Ben detto, mago!" il comandante Grobor si sporse sul tavolo.

"Follia! Voi non vi ascoltate! Considerate assurda la mia richiesta di un accordo con il nemico? Parlate di attaccare e poi dite che non abbiamo le forze necessarie! I maghi sono fuori gioco, le mura cadono a pezzi, la cavalleria è ridotta a meno di quattrocento uomini e la fanteria non mi sembra messa meglio! I cittadini sono terrorizzati! Sembra che qui io sia l'unico ad avere una visione realistica della situazione!"

Balas scattò in piedi seguito dal comandante Grobor.

"Visione realistica della situazione? Non siete nemmeno…"

"SIGNORI!" la voce di Gondrand, levatosi in piedi, rimbombò nel grande salone.

"Vi ricordo che siete al cospetto del nostro sovrano! Convocati per un motivo preciso! Ci si aspetta che vi comportiate come si conviene, non come se foste in una bettola qualunque!"

Seguì un silenzio carico di tensione mentre il consigliere squadrava uno per uno i comandanti.

Dopo alcuni istanti, certo di aver ristabilito l'ordine, Gondrand riprese la parola.

"Come stavo dicendo prima di essere interrotto, il nostro sovrano ci ha convocati per mettere a punto un nuovo piano sia per la difesa della città, sia per la sconfitta dell'esercito che ci assedia. La situazione in cui versano le nostre difese, la situazione delle truppe e dei membri dell'ordine della Fiamma Sulfurea, sono ben note al nostro re. Egli è oltremodo rammaricato per la perdita di M'ladak e Rostok, abili arcimaghi e membri di spicco dell'ordine. La loro perdita è per tutti noi fonte di dolore al pari della perdita del comandante Carmer Dus, di cui il suo vice ne ha preso il posto a questo tavolo.

Ma questo non è né il tempo né il luogo per piangere tutti i nostri caduti!

Prima di esporvi il piano che nella notte abbiamo elaborato, dobbiamo avere delle informazioni sul nostro nemico. Comandante Grobor, sono ritornati gli esploratori inviati?"

"Si, consigliere! I miei esploratori hanno riportato notizie interessanti. Sembra che il nemico si stia organizzando qui, in questa valle ad ovest, riparata da queste montagne. Hanno terminato la costruzione di quello che pare essere un portale, dal quale stanno lentamente giungendo truppe di rinforzo al nemico. Ma pare instabile e non funzionare a piena potenza. Questa mattina un esploratore ha fatto ritorno, riferendo di un secondo campo qui, a est, in direzione delle caverne di Kasserine. Si tratta di ritornati, circa sei, settecento uomini… esseri… o quello che sono. Sono in attesa di convergere verso la capitale"

Il sovrano alzò una mano avvicinandosi alla mappa disposta sul tavolo.

"Comandante Kratek, abbiamo richiamato tutte le guardie in addestramento alle caverne di Kasserine?"

"Si, Sire. Sono rientrate questa mattina."

"Hanno riferito nulla di particolare?"

"No, Sire. Nel loro percorso di ritorno non hanno incontrato il nemico. Ma non hanno seguito una linea retta per giungere a Maktar, hanno deviato per i Passi Inferiori. Pare abbiano raggiunto alcuni civili che stavano tornando in città dopo aver lasciato alcuni loro compagni alle caverne. Sembra fossero intenzionati ad attraversarle ma sono rimasti feriti nel tentativo".

"Cosa ci facevano dei civili nelle caverne di Kasserine? Sono terreno adibito all'addestramento delle guardie cittadine… E' troppo pericoloso quel luogo per dei civili!"

"Non saprei, Consigliere. Ho richiamato tutti i miei uomini come ordinato. Non ho ritenuto necessario preoccuparmi di alcuni avventurieri, data l'urgenza della situazione".

"Gondrand, di questo ci preoccuperemo in seguito. Torniamo alla città. Luogotenente Sall, serve un rapporto dettagliato delle scorte rimaste. Cibo, acqua, materiale bellico e occorre far spostare i civili nella zona nord della città. Si occupi di questo immediatamente! Ci faccia avere il rapporto prima di pranzo".

"Ma, Sire… io…"

"E' congedato, luogotenente", ribadì il consigliere del re, "E' meglio che si affretti".

Liamar Sall si alzò di scatto, il volto visibilmente alterato e paonazzo. Fece un mezzo inchino e si allontanò a grandi falcate.

Gondrand non mancò di cogliere un velato sorriso sui volti dei comandanti. Solamente Grobor Mandacciaio stava visibilmente gongolando.

"Ora, Comandanti, torniamo al piano per fermare l'avanzata del nemico!"

Tutti gli sguardi dei militari si spostarono sul consigliere.

"Esiste veramente la possibilità di fermare l'avanzata degli assalitori e… sconfiggerli?" Le parole uscirono esitanti dalla bocca del comandante Silan Sares.

"Quello che dovete sapere, comandanti, è che non siamo più soli in questa guerra. Un potente alleato si è schierato con noi ed è pronto a scagliarsi contro l'esercito degli angeli che ci assedia, con altrettanta ferocia e disprezzo per la morte!".

Le parole del monarca dipinsero stupore sui visi dei comandanti.

"Mio Sire! Finalmente si sono decisi!" Balas Norg era stato il primo a riprendersi ed era balzato in piedi. "Elfi? Nani? Oppure i Troll hanno deciso di darci una mano?".

"Preferirei avere l'esercito e soprattutto la cavalleria del Langravio! Sire! Sono loro i nostri alleati?" la voce di Demos Traar era carica di aspettativa.

Redant Galduin sollevò la testa dalla mappa delle terre centrali di Raah sulla quale aveva fissato i due punti di raccolta del nemico e si alzò in piedi squadrando i suoi Comandanti.

"Il nemico che abbiamo di fronte non si può sconfiggere impiegando risorse umane o elfiche o di qualsiasi altra razza si trovi su questa terra! Le nostre forze non saranno mai in grado di procurare un danno efficace. Potremo rallentarlo, indebolirlo momentaneamente, ma mai riusciremo a sconfiggerlo!"

Il sovrano vedeva l'espressione disorientata sui loro volti. Alzò una mano per fermare alcune obiezioni che stavano per essere porte.

"So che sembra che io contraddica quello che il mio consigliere ha appena sostenuto. Ma non è così. Dovete comprendere sino in fondo le mie parole. Il nemico non è di natura umana, e questo l'avete sperimentato sulla vostra pelle e su quella dei vostri uomini. Ma dovete capire che la sua natura ultraterrena lo pone al di sopra della morte stessa… O almeno è quello che credo. Quando uccidiamo un Anahera, esso non muore. Possiamo vedere la sua luce lasciare l'involucro che ha infestato e volare nel cielo. Egli ricercherà un nuovo involucro e di nuovo sarà pronto per combattere e più soldati perderemo, più involucri lasceremo loro pronti da essere occupati nuovamente! Ne uccidiamo uno e questo ritorna, lo uccidiamo di nuovo e nuovamente ce lo ritroviamo contro…"

"Dobbiamo perdere meno soldati possibili allora!"

"Comandante Balas, questo sapete bene che è impossibile. I nostri uomini non sono addestrati per resistere alla furia di questi esseri. Moriranno in battaglia per difendere la loro patria e finiranno col fornire nuove truppe al nemico!"

"Ma allora… Cosa proponete, Sire? La nostra forza è nei nostri uomini! Come possiamo combattere senza utilizzare la fanteria o la cavalleria o gli arcieri?"

"Comandante Grobor, ovviamente questo non è possibile. Ma è possibile che i nostri uomini non siano in prima linea a morire ma che diano un valido supporto al nostro alleato".

"Ma così a morire saranno le truppe di questo nuovo alleato e saremmo daccapo. A meno che… esse non siano di natura magica e quindi impossibili da possedere!"

"Esatto, consigliere Arianne! Questo è stato il mio punto di partenza per la ricerca di un alleato!"

"Ma non esistono creature magiche così potenti o così in grande numero da poter contrastare il nemico…"

"E' quello che credevo anch'io al principio, comandante Silan. Ma poi alcune parole del mio consigliere mi hanno fatto venire un'idea… Azzardata, molto azzardata e pericolosa ma, e ne sono pienamente convinto, l'unica che porterà la disfatta nelle schiere del nemico!"

To be continued...

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